Figure e schemi concettuali

Tra gli aspetti che maggiormente incuriosiscono e affascinano dei testi d’alchimia c’è la presenza di complesse figure che danno spesso l’idea di voler esprimere concettualmente, attraverso la “potenza” dell’immagine, una sintesi teorico-pratica che va al di là delle possibilità di espressione delle parole. I processi operativi, lunghi e complessi, venivano risolti in diagrammi più o meno articolati che aprivano la strada di una conoscenza segreta al cultore dell’arte, fortificandone allo stesso tempo la memoria.

I manoscritti di Assisi a questo riguardo forniscono esempi di estremo interesse che meriterebbero uno studio serio e approfondito. Primo punto da rilevare è la forte presenza di schemi e diagrammi riconducibili alla tradizione dell’alchimia “pseudolulliana”. Molte figure sono letteralmente riprese dalla seconda parte – la cosiddetta Practica – del celebre Testamentum attribuito a Lullo (8.1 e 8.2). Colpisce lo sguardo la “scarna” bellezza di alcune di queste immagini capaci di rendere, in articolate strutture geometriche di varia complessità, una mirabile sintesi di quella particolare “dottrina degli elementi” che era alla base di quella “filosofia alchemica” che, a quanto pare, appassionava anche molti frati (8.3 e 8.4).

Nelle singolari rappresentazioni dei manoscritti di Assisi si ritrovano però non solo un’astratta teoria della materia, ma anche mirabili sintesi dell’insieme dei vari processi di laboratorio. Le specifiche tappe della lavorazione alchemica (congelatio, solutio ecc.) sono ad esempio scandite nel dettaglio negli spazi costruiti all’interno di una figura circolare divisa in quattro parti (8.5); quattro del resto sono gli elementi e le loro qualità come era ben noto a tutti coloro che avevano qualche dimestichezza con la dottrina aristotelica e ippocratico-galenica.

Il rimando alla tradizione medica è testimoniato dalla presenza di alcune figure in cui centrale è il riferimento teorico ai classici temperamenti della terapeutica umorale (8.6).

Colui che ha realizzato i disegni sembra inoltre aver voluto evidenziare l’esistenza, le prerogative e le possibilità di comprensione delle tre diverse nature in cui è strutturato il mondo: metallico-minerale, vegetale ed animale (8.7).

Accanto ai quattro elementi compaiono lo zolfo, il mercurio e il sale, cioè i tre principi che per gli alchimisti erano all’origine della formazione, nel ventre della terra, di minerali e metalli e della possibilità di agire su di essi (8.8).

Non mancano poi schemi concettuali in cui è centrale il riferimento ai sette metalli della tradizione, indicati sovente con i simboli dei pianeti ad essi comunemente associati (piombo-saturno, oro-sole, argento-luna, marte-ferro, venere-rame, giove-stagno, mercurio-argento vivo) (8.9; 8.10; 8.11; 8.12; 8.13; 8.14) ed, in qualche caso, a sostanze, come tuzia, marcassite e arsenico, che rientravano nel classico “repertorio” di coloro che si dedicavano allo studio ed alla pratica dell’alchimia (8.15; 8.16; 8.17).

In questo fantastico repertorio alchemico visuale si riscontra talvolta, incastonata mirabilmente nell’architettura del disegno, la presenza di celebri frasi enigmatiche molto care a coloro che si appassionavano a queste bizzarre materie, come la celebre espressione Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem (8.18).