Sommaria classificazione delle illustrazioni alchemiche
Ormai da tempo gli studiosi si sono dedicati, utilizzando diverse chiavi di lettura, alle suggestive illustrazioni che spesso accompagnano i testi di alchimia, manoscritti o a stampa. Queste immagini nel caso di alcune opere – si pensi solo al celebre Mutus Liber del 1677 (6.1) – svolgono addirittura la funzione principale, tanto che senza una loro corretta interpretazione non potrebbe comprendersi il senso profondo dell’esperienza alchemica. Testo e immagini compongono spesso un magmatico impasto di simboli e allegorie, nel riferimento continuo alla Sacra Scrittura, alle tradizioni filosofica, medico-farmacologica ed alchemica, soprattutto latina ed araba. Si ritrovano in alcuni casi forti implicazioni teologiche, connotazioni profetiche, morali e mistiche, e non è raro imbattersi in un parallelismo tra il cosiddetto lapis philosophorume il Cristo.
A uno sguardo d’insieme si offre un vero e proprio corpus iconographicum– in cui abbondano interessanti invenzioni iconiche – disseminato all’interno di un’ampia varietà di testi, di cui rendono precisa testimonianza antichi e autorevoli trattati che ospitano sovente interi cicli figurativi. Si può citare il suggestivo Libro della Santa Trinità (ca. 1410/1419), già sopra menzionato insieme al suo autore, il francescano Ulmannus, o la più celebre Aurora Consurgens (sec. XV, forzosamente attribuita nel Sei e Settecento a Tommaso d’Aquino), trattato complesso ed enigmatico, che spesso procede esibendo azzardate “metafore sperimentali” e coniugando riferimenti biblici – per lo più ai libri sapienziali – e detti alchemici (6.2). A questa prima tipologia iconica prevalentemente allegorica, spettacolare e immaginifica, basata spesso sull’utilizzo di figure astrali, mitologiche ed evangeliche, si sono molto interessati anche storici dell’arte e psicologi del profondo come Marie-Luise von Franz, discepola e collaboratrice di Jung.
Un secondo modello iconico, molto frequente nei testi alchemici, si fonda sull’uso di più o meno complicati schemi esplicativi, figure geometriche, lettere e segni crittografici vari. Molte di queste “cifre segrete” indicavano ad esempio, a coloro che ne intendevano il senso, i pianeti, i metalli, le loro proprietà e possibilità di combinazione (6.3). In alcuni casi, pur nel loro oscuro tecnicismo, questi disegni assumono fisionomie talmente articolate e complesse, da suscitare la stessa fascinazione estetica di cui godono le grandi rappresentazioni simboliche di cui sopra si è detto. In questa seconda tipologia a far da padrone è l’esigenza di trasferire, in un linguaggio accessibile ai soli cultori dell’arte, i segreti sia teorici sia pratici della cosiddetta filosofia naturale degli alchimisti e di conseguenza indicare dosi, pesi, quantità, ingredienti, tempi e modi di composizione. Talvolta vengono usati numeri e lettere disposti geometricamente, spesso inseriti in figure circolari rotanti ispirate al sistema di pensiero di Raimondo Lullo, in grado di assolvere anche funzioni mnemoniche.
Terza tipologia iconica, assai frequente, è infine quella che illustra l’ambiente del laboratorio e l’armamentario tecnico dell’alchimista. Affascinanti sono i disegni che riproducono in maniera più o meno dettagliata diverse specie di forni, alambicchi, fiale, ampolle, vasi, pinze, martelli, crogiuoli e strumenti vari per la distillazione. Spesso si tratta di illustrazioni molto particolareggiate, utili ad inquadrare con precisione l’oggetto e la sua funzione; in molti casi si trovano, disposte secondo necessità su alcune parti specifiche del disegno, indicazioni precise sulle forme e sulle misure da tener presenti nella costruzione di diversi tipi di forno (6.4).