Trota
Al gruppo di sette corpose trote che guizzano fuori dall'acqua per ascoltare il frate santo rifiutato dalla città è riservato il pannello destro del dittico vetrario raffigurante il miracolo riminese. L'autore riserva, invece, il corrispettivo pannello di sinistra al Santo taumaturgo in atto di benedire i pesci, accompaganto da un fratello in atteggiamento di devozione e meraviglia per quel che sta accadendo. Riservando ai "protagonisti" acquatici in ascolto la stessa quantità di spazio dato ai protagonisti umani - un pannello a ognuno dei due gruppi - si vuole affermare l'importanza che la cultura francescana attribuisce all'elemento bestiario, promosso a "fratello" da Francesco d'Assisi, su suggestioni bibliche genesiache ed evangeliche.
Quantunque la mancanza di ragione non permetta all'animale di raggiungere la dignità ontologica dell'essere umano, nondimeno questi è, nell'esperienza francescana della fede, in grado di lodare anch'esso - a suo modo - il Creatore. È quindi promosso a "soggetto" di attenzione e cura pastorale anche da parte di Antonio da Padova. È arte didattica, ispirata certamente al comportamento profetico di Giona che indirizzava la sua parola non solo al popolo della città diNinive, ma anche ai suoi animali: "Uomini e bestie si coprano di sacco e si invochi Dio con tutte le forze" (Gio 3,8). E non va dimenticato il classico passo di san Paolo ai Romani riguardante la creazione che geme nel desiderio di vedere anch'essa la salvezza di Dio (Rm 8, 19ss).
La scenografia del pannello, costituita da rocce alte inalberate emergenti dall'acqua, fa nuovamente pensare alle isole del lago del Trasimeno (ricco del pesce in questione), affatto sconosciuto all'autore duecentesco della Rigaldina ispiratore più antico del nostro episodio antoniano. L'autore Giovanni Bonino avrebbe allora spostato in Umbria l'episodio riminese della predica ai pesci esattamente come alcuni decenni prima, Giotto, nel ciclo francescano della chiesa superiore, aveva collocato in Umbria, all'altare della chiesa inferiore, l'episodio reatino della messa-presepe di Greccio.