4. Fonti di ispirazione
Come abbiamo accennato nell’introduzione, gli artisti nel rappresentare gli angeli si sono ispirati alla Sacra Scrittura, alla Tradizione della Chiesa e alla letteratura agiografica. Vediamo nel dettaglio questi tre aspetti.
4.1. La Bibbia
La fonte principale è senz’altro la Bibbia. Basta dare una rapida occhiata per rendersi conto che le figure angeliche sono sempre presenti, dai primi capitoli della Genesi fino agli ultimi dell'Apocalisse.
Nell’Antico Testamento, la prima menzione si trova in Gn 3, 24, quando Dio caccia Adamo ed Eva dal Paradiso e “pone i cherubini e la spada di fuoco per proteggere l'albero della vita” (4.1.).
Tre uomini visitano Abramo (Gn 18, 1ss). Tradizionalmente questi uomini sono rappresentati come angeli, poiché svolgono la funzione di messaggeri di Dio. Dobbiamo ricordare che, etimologicamente, la parola “angelo” deriva dal greco “angelos”, cioè “messaggero” o “inviato” (4.2.).
Nei Vangeli, gli angeli appaiono continuamente nella loro funzione di messaggeri. Così succede nell’episodio dell’Annunciazione (Lc 1, 26 ss) (4.3.).
Gli angeli sono presenti alla nascita di Gesù. Alcuni lodano Dio, altri adorano il Bambino o annunciano ai pastori la buona novella (Lc 2, 9-15) (4.4.).
Un angelo consola Gesù nel Getsemani (Lc 22, 43) (4.5.).
Nell’episodio dell’incontro di Maria Maddalena con Gesù la mattina di Pasqua (Gv 20, 12-17), non si parla di angeli, ma ancora una volta di due uomini vestiti di bianco, seduti uno alla testa e l'altro ai piedi del sepolcro (4.6.).
Negli Atti degli Apostoli, nel racconto sull'Ascensione (Atti 1, 9-11), si dice ancora che due uomini in abiti bianchi chiedono ai discepoli: “Perché state ancora guardando il cielo?” (4.7.).
Nella lettera di san Paolo ai Colossesi si riporta un antico inno cristologico in cui si fa riferimento alle cose visibili e invisibili create da Dio in Gesù; è menzionata una parte delle gerarchie angeliche: troni, dominazioni, principati, potestà (4.8.).
E infine l'Apocalisse, libro in cui gli angeli appaiono continuamente. “Più tardi, nella visione, ho sentito la voce di innumerevoli angeli attorno al trono, agli esseri viventi e agli anziani; ce n'erano centinaia e centinaia, migliaia e migliaia” (Ap 5, 11) (4.9.).
4.2. La Tradizione
Finora abbiamo considerato la Bibbia come fonte principale di ispirazione per la rappresentazione degli angeli, passiamo ora a vedere la Tradizione.
I vangeli apocrifi furono usati dai primi cristiani per completare storie sui personaggi che i Vangeli canonici non svilupparono sufficientemente, come ad esempio san Giuseppe o la Vergine Maria. E in quelle storie intervengono anche gli angeli (4.10). Tuttavia, l'autore più importante della Tradizione che affronta il tema degli angeli è Dionigi l’Aeropagita (secolo VI), che descrive con grande dettaglio le gerarchie angeliche, riprese da san Bonaventura nei suoi scritti (4.11.). La prima gerarchia è composta di Serafini, Cherubini e Troni. Sono gli angeli più vicini a Dio, quelli che lo adorano direttamente, e sono responsabili della comunicazione della sua parola alla seconda gerarchia (4.12.).
I Serafini, secondo Is 6, 2, hanno “sei ali: due per coprirsi la faccia, due per nascondere la propria nudità e due per volare”. Uno di questi è quello che vola su Isaia con un tizzone che applica alle sue labbra. Per noi il più noto è senz’altro quello che imprime le stimmate a san Francesco (4.13.).
I Cherubini erano tradizionalmente rappresentati con volto austero, indossando vesti di gerarchi, perché sono i portatori della conoscenza. Questa iconografia però è stata sostituita dal Rinascimento in poi da un’altra più affabile: quella degli angeli bambini, ispirati ai “putti” del mondo classico (4.15.).
I Troni sono rappresentati come un trono con le ali, come un angelo che porta un trono tra le mani o come un trono, montato su una carrozza coperta di occhi o di ruote, che porta il messaggio di Dio (4.16.).
La seconda gerarchia comprende Dominazioni, Virtù e Potestà. Sono quelli che conoscono meglio Dio. Dirigono tutti gli angeli in cielo e comunicano i messaggi dalla prima triade alla terza (4.17.). Le Dominazioni salgono a Dio liberamente e senza alcun impedimento mondano. Poiché non tollerano alcun difetto, sono al di sopra di ogni forma di sottomissione. Più di tutti, essi riflettono l’immagine del Signore. Le sante Virtù (come le chiama san Francesco) alludono a forza e fermezza – che esclude ogni forma di pigrizia e rilassatezza – nel rivolgere sempre lo sguardo verso la perfezione assoluta: Dio. Le Potestà sono disposte armoniosamente, senza alcuna confusione, per ricevere i doni di Dio. Indicano, inoltre, la natura ordinata del potere celeste e intellettuale. Si elevano a Dio armoniosamente e infallibilmente e, nella loro bontà, elevano, insieme a loro, gli ordini inferiori.
Terza gerarchia: sono responsabili delle vicende umane. Principati, Arcangeli e Angeli.
Principati. Con questo nome si fa riferimento al comando principesco che questo tipo di angeli esercita a imitazione di Dio, e alla loro capacità di orientarsi pienamente verso il Principio, che è soprattutto origine e, come prìncipi, guidano quindi gli altri verso di Lui.
Arcangeli. Interagiscono con gli umani in circostanze straordinarie. Sono gli unici angeli individuati con i loro nomi e gli unici (insieme agli angeli custodi) a cui la Chiesa ha assegnato un giorno del calendario per ricordarli: 29 settembre. Sono Michele, Gabriele e Raffaele. Michele è il protettore della terra, giudice delle anime ed è responsabile del Paradiso. Ha guidato la guerra contro Satana quando si è ribellato. È sempre pronto per la battaglia, quindi spesso appare con l'armatura da soldato (4.23.).
Gabriele è quello che apparve al profeta Daniele (Dn 8, 16; 9, 21), quello che annunciò a Zaccaria l'arrivo del Battista (Lc 1, 19) e quello che annunciò a Maria la nascita di Gesù (Lc 1, 26). È spesso rappresentato con il giglio bianco, simbolo di purezza, castità e grazia, che ha donato a Maria nell'Annunciazione. Fa anche parte della tradizione islamica, poiché è apparso a Maometto e gli ha rivelato il Corano (4.24.).
Raffaele. È il medico degli uomini e degli angeli e protegge l'Albero della Vita. Di solito è rappresentato con vesti da pellegrino, con un pesce e il vaso dei medicamenti. Non si trova alcuna sua rappresentazione nei dipinti della basilica. Gli Angeli funzionano come guardiani delle persone e portano i messaggi di Dio agli uomini. Si fa memoria dei santi angeli custodi il 2 ottobre (4.25.).
4.3. Vite dei santi
L'ultima fonte di ispirazione per la rappresentazione degli angeli sono le vite dei santi. Di raffigurazioni di santi la basilica di San Francesco è particolarmente ricca, in essa infatti si racconta non solo la vita del suo Santo titolare, ma anche quella di numerosi altri. In queste rappresentazioni appaiono di solito degli angeli.
4.3.1. San Francesco
Dei dipinti su san Francesco che troviamo in basilica, realizzati da diversi pittori (Maestro di san Francesco, Cimabue, Sermei,…), i più importanti sono quelli che ne raccontano la vita seguendo la Leggenda maior di san Bonaventura, a partire dal 1296 con Giotto nella navata della basilica superiore e da lui a seguire.
Di tutte le esperienze angeliche rappresentate nella vita del santo d’Assisi, la più nota è senza dubbio quella della stimmatizzazione ricevuta da un crocifisso sotto forma di serafino (4.26.).
4.3.2. Maria Maddalena
Il ciclo dedicato alla Maddalena nella cappella omonima fu ispirato alla Leggenda aurea di Jacopo da Varazze. Qui si racconta come, dopo la risurrezione di Gesù, Maria Maddalena viaggiò verso la Gallia dove si ritirò in eremitaggio per più di trent’anni. Durante quel tempo non si nutrì di cibo mortale, ma era sostentata dagli angeli che, quotidianamente, la sollevavano per godere delle armonie celesti (4.27.).
4.3.3. San Martino
Un'altra vita raccontata nel dettaglio dalla Legenda aurea è quella di san Martino di Tours (sec. IV), dipinta da Simone Martini sulle pareti della cappella omonima nella basilica inferiore.
La notte dopo aver diviso il suo mantello con un povero, Martino ascoltò durante un sogno una conversazione di Cristo con gli angeli in cui Egli lodava la sua azione. Al mattino, Martino scoprì con sorpresa che il mantello, prima diviso, era intero (4.28.).
4.3.4. Santa Caterina d’Alessandria
Per conoscere la vita di questa martire del secolo IV dobbiamo di nuovo leggere l’opera di Jacopo da Varazze.
Siccome la bella Caterina rifiutava di onorare gli dei romani, l’imperatore ordinò la sua esecuzione con la ruota chiodata. Quando tutto era pronto, due angeli frantumarono il congegno ad accettate, causando poi la rovina dell’esercito imperiale che fu costretto a fuggire con le insegne infamanti. In memoria di questo episodio la ruota rimarrà l’attributo distintivo della Santa (4.29.).
4.3.5. Santo Stefano
La scena della morte del Santo è dipinta da Dono Doni dividendo in due lo spazio: in basso l’esecuzione di Stefano, in alto la Trinità circondata da angeli che aspettano l’arrivo in cielo del primo martire cristiano. Uno di questi angeli reca nelle mani la corona della santità e la palma del martirio (4.30.).
4.3.6. Sant’Antonio di Padova
In questa cappella, Sermei dipinge le scene più famose del lisbonese, ma in nessuna appaiono angeli. Per trovarne qualcuno dobbiamo guardare i due angeli che decorano la controfacciata dell’arco d’ingresso della cappella, che portano fra le mani attributi propri del Santo: il giglio (simbolo della purezza) e la corona (simbolo di santità) (4.31.).
4.3.7. San Sebastiano
Sebastiano, ufficiale della guardia pretoria di Diocleziano, si convertì segretamente al cristianesimo. Scoperto, fu condannato a morte. Legato a un albero e colpito dalle frecce, fu abbandonato dai suoi carnefici che lo credettero morto. Le ferite furono curate da Irene e, nell’affresco del Martelli, da un’altra pia donna, in presenza di un potente angelo che consola Sebastiano (4.32.).