DUNS SCOTO: relazionalità - razionalità nelle dinamiche economiche
Il guadagno personale del mercante è utile al bene comune
Giovanni Duns Scoto (1263/66?-1308), eminente personalità francescana, santo e maestro audace, teorico e pratico, filosofo analitico e originale (perciò chiamato nella tradizione Doctor subtilis), è stato uno dei principali interpreti del francescanesimo teologico, ma anche un attento osservatore delle realtà socio-economiche e della cultura, a cui offrì un contributo a partire dalle sue proposte di teologia sociale. Nel suo pensiero agisce la spinta francescana del Cantico delle Creature: la natura è magnificenza di Dio e luogo del bene-vivere, non valle di lacrime. Anticipando la filosofia dialogica, oggi fondamentale nell’antropologia, integra strutturalmente la definizione di ‘persona’, risalente a Boezio, aggiungendovi la relazionalità e la capacità di creare legami.
Il concetto, che anticipa in qualche modo l’esistenzialismo e i sistemi sociali, è quello di haecceitas: il principium individuationis risiede nella distinzione di un individuo dall’altro grazie alla sua irriducibilità. Ciò significa affermare l’essere singolare e irripetibile dell’uomo. Nelle tematiche più specificamente etico-economiche, l’originalità di Duns Scoto rispetto agli altri scolastici, si manifesta nell’impostazione dello scambio mercantile, il quale deve avere una funzione sociale e va esercitato con giustizia e per il bene comune. Devono concorrere due condizioni: che il mercante svolga un servizio utile alla società e che riceva un’adeguata remunerazione. L’economia è strumento di guadagno personale, ma si sublima nell’utilità per il bene comune, in una sintesi mirabile e armonica tra particolare e universale, tra soggetto e comunità, tra individuo e società.
Questa intuizione, che scorre attraverso i tempi fino agli ultimi scolastici del XVII secolo - sarà consegnata alla Scuola italiana di economia civile di Antonio Genovesi e di Pietro Verri e alla Scuola scozzese di filosofia morale del mercato di Francis Hutcheson e Adam Smith – entrerà poi nella nascente Scuola classica di Economia Politica. Con l’Economia Politica si entra in un clima diverso, perché si introduce l’idea (estranea alla Schola) di sviluppo economico inteso come progresso civile. In tale nuova prospettiva sta la vera differenza fra il pensiero economico medievale (legato alla teologia-filosofia, dove risaltavano i principi di sussidiarietà, solidarietà, gratuità e fraternità) e quello sistematico classico conseguente all’autonomia scientifica svincolata dalla teologia.