“Cum tucte le tue creature”

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Giotto, La predica agli uccelli, Assisi, Basilica superiore, 1290-92 circa

Dio è bellezza svelata attraverso i segni della natura e della creatura umana. Le cose non appartengono», ma «sono da usare»: solo Dio è padrone del mondo

- San Bonaventura -

Ecologia ed economia

Il Cantico delle creature (o di Frate Sole) è l’unico testo di Francesco redatto in lingua italiana e risale a due anni prima della sua morte. L’uso della lingua parlata è una scelta di grande rilievo: non tanto evento letterario, ma finalizzato alla comunicazione in un’epoca che era, come la nostra, di forti e molteplici cambiamenti ed offrire all’ascolto e alla comprensione di un pubblico laico e illetterato un inno di lode e di gratitudine al Signore. Il Cantico è un “grazie” a Dio a cui partecipa il creato e nello stesso tempo è un atto penitenziale, il “guai…”, che in latino ancora nel Medio Evo non esprime minaccia, ma piuttosto commiserazione, di fronte al pensiero della morte e del destino finale. Per Francesco tutto è significazione dell’Altissimo, e non si ferma a ciò che appare, ma legge in profondità e in tutto contempla Dio e Dio in tutte le cose.

Ecologia ambientale, economica e umana camminano insieme: all’inquinamento atmosferico corrisponde quello del cuore dell’uomo responsabile dell’economia che uccide. La complessa crisi socio-ambientale richiede «un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura» (Papa Francesco, Laudato si’, 139).

La povertà testimoniata ed insegnata dai francescani lungo la storia (anche con molte evitabili/ inevitabili contraddizioni), è la dinamica e la logica dell’amore: chi ama è povero e si fa povero perché l’altro è la sua ricchezza e sa riconoscere i segni dell’amore di Dio in ogni realtà creata. Oggi la sfida educativa è quella che guarda alla sobrietà, alla relazione e al servizio: occorre «uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico» (Papa Francesco, Laudato si’, 111). L’avidità (voler avere sempre più di quello che si ha) va insieme con l’avarizia (passione dell’avere e dell’accumulo), il vizio più ‘economico’ dei sette, che per San Bonaventura è “la radice di tutti i mali” (De Superfluo). Oggi sono queste la leva del mercato e dell’economia capitalistica questo aumenta sempre più il divario tra ricchi e poveri nel mondo, così che 26 ultramiliardari possiedono la stessa ricchezza della metà più povera del pianeta (cf Rapporto Oxfam 2019).

“Cum tucte le tue creature”